Aree archeologiche

Questa sezione è dedicata ai maggiori complessi archeologici del centro storico e del suburbio di Roma


In piazzale Clodio, in prossimità del Cavalcavia dei Cavalieri di Vittorio Veneto, sono venuti alla luce importanti resti archeologici nel corso di due campagne di scavo successive.

Il toponimo Settecamini è relativamente recente (metà del 1800): in età medievale la località era chiamata “Campo dei Sette Fratelli” o “Forno dei Septe Fratri”, riferendosi alla leggenda di Santa Sinforosa e dei suoi sette figli.

La zona posta al di fuori della porta S.Sebastiano conobbe, a partire dall’età tardo antica, un totale cambiamento, laddove possibile, la trasformazione in tabernae delle strutture sepolcrali prospicienti la strada.

Questa importante area archeologica fu messa in luce nel 1938 durante i lavori di ampliamento di via delle Botteghe Oscure.

Tra il 1926 e il 1929 i lavori di demolizione del vecchio quartiere compreso tra via del Teatro Argentina, via Florida, via S. Nicola de' Cesarini e corso Vittorio Emanuele per la costruzione di nuovi edifici, riportarono inaspettatamente alla luce uno dei più importanti complessi archeologici

I lavori di sterro avviati nel 1937 per la costruzione di un nuovo edificio comunale nell’area situata sul margine nord del Foro Boario, compresa tra il Vico Iugario e la via del Mare (attuale L. Petroselli), portarono alla scoperta di una grande platea in blocchi di tufo.

Il Ludus Magnus, la più grande delle palestre gladiatorie di Roma, fu costruito dall’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) nella valle tra l’Esquilino ed il Celio, in un’area già occupata da strutture di epoca repubblicana e augustea.

Il Monte Testaccio, conosciuto popolarmente anche come Monte dei Cocci, è una collina artificiale situata nella zona portuale dell'antica Roma e in prossimità dei magazzini (horrea).

Nell’area compresa tra la Rupe di S. Paolo e l’ansa del Tevere, si addensava una grande necropoli le cui tombe si disponevano lungo la via Ostiense, attorno alla quale si articolò la prima area di culto e la successiva basilica paleocristiana.

Parco urbano che comprende tre ville archeologiche: la villa cosiddetta “ad duas lauros”, la “Villa della Piscina” e la “Villa delle Terme”.

Nel 1936, durante le demolizioni e la ricostruzione delle case esistenti sull'emiciclo dello Stadio di Domiziano, cominciarono ad affiorare la struttura muraria. Dopo uno scavo completo di tutta l'area, i resti dello Stadio furono inglobati nel palazzo dell'INA.

Nella seconda metà del XVI secolo il cardinale Michele Bonelli (1541-1598), nipote di papa Pio V (1566-1572), avviò la sistemazione urbanistica di una vasta area dei Fori Imperiali, in quell’epoca caratterizzata da gruppi di edifici separati da orti e da ampi spazi verdi.

Il complesso rinvenuto nel 1713 ed identificato con la villa posseduta e descritta da Plinio il Giovane (61-114 d.C.) nella lettera indirizzata all’amico Gallo.

L’area occupata dal parco pubblico di “Villa dei Gordiani” è compresa tra il II e il IV Km della via Prenestina ed è divisa in due dalla stessa via che corrisponde quasi esattamente all’antico tracciato.

Sul Colle Oppio si trovano alcuni dei più importanti complessi monumentali di età imperiale: le Terme di Traiano e la Cisterna delle Sette Sale.

L’area archeologica dei Fori Imperiali si estende nel cuore di Roma, lungo l’omonima via, tra piazza Venezia e il Colosseo e confina con il complesso del Foro Romano.

Il Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più grandi di tutti i tempi (600 m di lunghezza per 140 m di larghezza), è collegato dalla leggenda alle origini stesse della città. Qui infatti ebbe luogo il ratto delle Sabine, uno dei primi importanti eventi della città di Roma.