Edicola sacra di via dell’Arco della Ciambella 9-10

Location
Madonna del Rosario
L’edicola sacra è addossata al piedritto di un arco romano delle Terme di Agrippa che risultano visibili, nella loro monumentalità, fino al 1621 quando papa Gregorio XV Ludovisi (1621-1623) le fece abbattere per l’apertura della via. Secondo alcuni studiosi la strada prenderebbe il nome proprio dai resti dell’aula circolare delle terme, detta nei documenti antichi “lo rotulo”, secondo altri, invece, sarebbe da mettere in relazione al ritrovamento di una corona in bronzo, detta ciambella per via della sua forma, o alla presenza di un’insegna di taverna o di un albergo “Sciampella”.
L’edicola della Madonna del Rosario è già documentata nel 1754 al margine sinistro di una incisione di Palazzo Marescotti, realizzata da Giuseppe Vasi, in cui si vedono chiaramente il baldacchino, la mensola e i due gradini alla base che fungono da inginocchiatoio. Mancano i due pilastrini o paracarri, come quelli ancora oggi presenti, che furono collocati qualche anno più tardi a protezione del luogo sacro (1760). La presenza dell’edicola potrebbe ricondursi alla memoria di un edificio che nel 1550 la nobildonna Elena Orsini mise a disposizione di Filippo Neri per farvi alloggiare i pellegrini romei.
Nel 1796 l’immagine sacra fu protagonista di un evento prodigioso, la Madonna aprì e serrò gli occhi alla presenza di numerosi testimoni e tra questi un tale Vincenzo Bianchini giurò “d’aver veduto la medesima immagine girare le pupille degli occhi il dì 9 luglio”. In quello stesso giorno a Roma si registrarono decine di eventi similari: la Madonna dell’Archetto inarcò le sopracciglia e chiuse più volte gli occhi dopo aver guardato a destra e a sinistra, un’altra Madonna in via delle Bollette, vicino a Fontana di Trevi, girò le pupille fino a farle scomparire, un’altra ancora, vicino a Sant’Andrea della Valle, abbassò lo sguardo verso i fedeli e chiuse gli occhi, mentre la Madonna della Lampana, nella chiesa dei Fatebenefratelli, dopo aver mosso gli occhi girò la testa. Subito dopo il prodigio, su iniziativa della famiglia Capparucci, marmorari e custodi dell’edicola, quest’ultima fu impreziosita con una cornice scolpita in stile rinascimentale e da una coppia di cherubini ad ali spiegate.
Per quanto riguarda il dipinto, sappiamo che fu restaurato nel 1830 dal pittore Marcucci (Rufini 1853) e che, poi, se ne persero le tracce fino a quando fu sostituito, nel 1895, da una copia, tuttora in loco, eseguita da Pietro Campofiorito (1875-1945). Il dipinto fu rubato agli inizi del 2007 e ritrovato dopo pochi giorni. In occasione dell’ultimo restauro, a protezione dell’edicola sacra, è stata progettata e realizzata la cancellata in ferro battuto antistante.