Giulia Caneva

L’allegoria della rinascita di Roma nel paramento botanico dell’Ara Pacis Augustae

L’ampio spazio dato alla rappresentazione botanica nel paramento esterno di un monumento di così grande rilievo storico giustifica un’attenzione particolare al tema della natura e del suo significato. Il riconoscimento delle specie scolpite (circa novanta specie diverse, ispirate a quelle di prati, pascoli e garighe mediterranee), così come l’analisi della loro rappresentazione (come dettagli di porzioni dell’insieme) e della disposizione in un sistema gerarchico ben ordinato, evidenziano un ben preciso intento simbolico-allegorico, che si può leggere anche in chiave di manifesto politico del costituendo impero.

L’immagine della Natura nelle sue fasi di continua generazione e risveglio, come nei processi primaverili che portano ad un incessante rinnovamento, suggerisce insistentemente l’idea della rinascita. La scelta delle specie, enucleabili attraverso l’astrazione di dettagli di loro strutture (fiori, frutti, foglie, fusti, bulbi, tuberi, radici) spesso ben chiaramente riconoscibili e probabilmente sottolineati da mutazioni cromatiche oggi non più percettibili, mostra riferimenti a precise divinità del pantheon greco-romano. La loro precisa selezione e l’ordinata organizzazione suggeriscono un vero e proprio alfabeto botanico, organizzato con regole ben precise e percettibili in modo diverso dai diversi strati della popolazione. Ciò permette di ipotizzare un vero e proprio linguaggio espresso attraverso la rappresentazione della natura perfettamente in armonia con gli intenti del messaggio augusteo di nuova prosperità ( aurea aetas), che si realizza attraverso un processo di rinascita (di Roma) che si propaga nel mondo, autoreplicando la struttura dell’elemento generatore attraverso una continua trasformazione delle parti, che coinvolge le più diverse forme della natura e che appare proiettato verso l’eternità.

Giulia Caneva

Dip. Biologia ambientale, Univ. Roma Tre