Targa commemorativa Pier Paolo Pasolini

Targa commemorativa Pier Paolo Pasolini

La targa è stata collocata nel 1998 dal Comune di Roma nella piazzetta limitrofa alla palazzina di via Giovanni Tagliere, dove, in un appartamento al primo piano, Pier Paolo Pasolini visse dal 1951 al 1953.

La targa è inserita all’interno di un vano della parete semicircolare, rivestita a lastre di travertino, nell’area verde al centro della piazzetta. Il testo è inciso su dodici righe in lettere capitali, rubricate in colore grigio scuro e recita alcuni versi di Pasolini: «Ah, giorni di Rebibbia / che io credevo persi in una luce / di necessità, e che ora so così liberi». Un’evocazione, quella riportata, dell’immagine di un uomo che voleva capire l’umanità partendo proprio da quella stessa, da una piazzetta di periferia frequentata da Pasolini, dove prendeva l’autobus che lo portava a lavoro tutte le mattine. Qui infatti, nel popolare quartiere di Rebibbia, dove abita insieme alla madre Susanna Colussi, il poeta ha modo di conoscere profondamente la città, la sua gente e il dialetto che poi userà nei suoi futuri romanzi e film.
I versi citati sono tratti dal conosciutissimo poema intitolato "Il pianto della scavatrice", apparso nel 1957 su "Il Contemporaneo", dove Pasolini ricorda proprio i primi tempi del suo esilio, dopo la fuga dal paese natale della madre, Casarsa della Delizia, in Friuli, luogo dove Pasolini andava in vacanza negli anni Quaranta e dove si rifugiò durante la guerra. La fuga seguiva l’accusa a Pasolini di atti osceni e l’arrivo a Roma, con pochissimi soldi e in cerca di lavoro, lo portava spesso a girovagare per la “sua” borgata dove appunto ode il lamento di una scavatrice, simbolo di quei luoghi che scompaiono e di un mondo che si rinnova, e il pianto della scavatrice diventa il suo stesso pianto.

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