Maria Dompè, Monumento in memoria di Alcide De Gasperi

Monumento a De Gasperi

Nel 2004, In occasione del cinquantenario della scomparsa del politico e statista Alcide De Gasperi, il Comune di Roma ha affidato all’artista Maria Dompè il compito di realizzare un monumento che lo commemorasse.

Il Monumento in memoria di Alcide De Gasperi (1881–1954) si trova in via delle Fornaci, nei pressi della casa in cui l’illustre statista ha abitato nel periodo postbellico, in una zona nei pressi della Basilica di San Pietro, architettonicamente ben definita da strutture di edilizia civile ottocentesca.

L’autrice, non nuova alle contaminazioni fra arte, città e natura, ha ideato un singolare intervento di arte ambientale, riproducendo una vallata del Trentino, terra natale di De Gasperi.
Con queste parole Maria Dompè racconta la genesi dell’opera: “l'area a disposizione era limitata: un'isola pedonale triangolare dove per contrasto paesaggistico era necessaria una pennellata di colore della natura, una libera, moderna, interpretazione di un piccolo spazio monumentale, ma di ampia valenza simbolica”.
All’incrocio tra via delle Fornaci e via Alessandro III l’artista realizzò, dunque, un prato in pendio racchiuso da lastre in bronzo. Sul rivestimento furono incise a cera persa, in lettere capitali e senza soluzione di continuità, alcune citazioni che ben sintetizzano il disegno comunitario europeo di De Gasperi: “L'uomo europeo deve accettare le esperienze degli altri deve imparare a vivere in una comunità più grande dove saprà difendere la propria ma anche l'altrui libertà. Saranno la tolleranza e la fraternità che tradotte in opere di giustizia e di pace sul piano sociale e internazionale ci daranno la patente di cittadini d'Europa. L'amore si chiama socialmente fraternità ed esige lo spirito di sacrificio nel servizio della comunità”.
Nell’identificare lo spazio urbano con quello biografico di De Gasperi, Maria Dompè affranca l’arte monumentale dall’idea di vero e verosimiglianza, creando un’opera altamente simbolica, che trasporta idealmente nella capitale un frammento della sua amata terra d’origine e afferma al contempo la sua visione di Europa.
Scrive a tale proposito l’artista: “la funzione mnemonica dell’opera non agisce sul passato, ma sul futuro, come stimolo a recepire e ad accrescere l’eredità morale del grande statista. Perciò, il monumento incarna il suo pensiero, anziché ritrarlo in veste ufficiale; senza retorica, esprime la sua profonda idealità, eterna e incorruttibile come il ricordo".

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