Villa romana

Nel quartiere Flaminio, durante i lavori per la realizzazione dell'Auditorium progettato da Renzo Piano, nel 1995 vennero alla luce i resti di una grande villa suburbana.
L'area interessata dai ritrovamenti archeologici (2.500 mq. circa) è situata ai piedi dei monti Parioli, non lontana dall’antica via Flaminia e dal fiume Tevere.
Le strutture, emerse a quattro metri di profondità, si conservano a livello di fondazione. Si tratta di un unico vasto complesso composto da due costruzioni separate da una fascia di terreno.

Gli scavi hanno evidenziato una sequenza stratigrafica straordinaria: l'area fu utilizzata incessantemente dalla seconda metà del VI sec. a.C. fino al II sec. d.C. quando fu definitivamente abbandonata, probabilmente a causa delle frequenti inondazioni del vicino Tevere.
Inizialmente (VI sec. a.C.) fu costruita una fattoria di modeste dimensioni organizzata in due zone ben distinte: quella occidentale adibita ad uso abitativo e quella orientale utilizzata per le attività produttive. A questa fase appartengono i resti di un recinto per la custodia degli animali ed un forno con copertura a cupola, utilizzato per la cottura del vasellame domestico e degli alimenti.

Nel corso del V sec. a.C. la costruzione fu ampliata notevolmente e da questo momento la sua estensione rimarrà sostanzialmente invariata fino all'età imperiale. La fattoria assunse le caratteristiche di una ricca villa rurale: gli ambienti residenziali sono disposti intorno ad una vasta corte centrale, mentre la zona di servizio diventa sempre più articolata dotandosi di una cortile, di pozzi, piani di lavoro e di cottura, magazzini e dispense destinate allo stoccaggio delle derrate alimentari. A questa fase appartiene un torchio oleario ben conservato, con la superficie per la spremitura delle olive ricavata da un blocco di cappellaccio squadrato.

Tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. la separazione tra il quartiere residenziale e quello di servizio divenne sempre più marcata. La grande corte, situata all'interno dell'ala residenziale, viene ora coperta da un tetto al quale appartengono numerosi frammenti di tegole e coppi rinvenuti durante gli scavi. Tra questi elementi spicca una splendida tegola angolare di gronda, decorata con la testa di una divinità fluviale barbata, identificabile con Acheloo mitico figlio di Oceano e Teti. Gli abitanti della villa vollero, probabilmente, ingraziarsi una potente divinità fluviale come Acheloo nel tentativo di scongiurare le frequenti e devastanti inondazioni del vicino Tevere.
Tra la metà del III sec. a.C. e il II sec. a.C. la fattoria fu trasformata in una imponente dimora rurale: nella parte residenziale viene realizzato un atrio, con impluvio centrale per la raccolta delle acque piovane, intorno al quale si aprono le stanze da letto e il tablino.
Ancora in età Augustea (I sec. d.C.) la villa fu ampliata e delimitata da un poderoso muro in reticolato, mentre dopo il II sec. d.C. fu abbandonata e demolita intenzionalmente.
Questa recente scoperta archeologica aggiunge un tassello importante alla ricostruzione storico-topografica del paesaggio agrario in epoca antica: è un prezioso esempio di villa rustica costruita in un area destinata allo sfruttamento agricolo dove venivano coltivati cereali e ulivi.

La villa romana è stata adeguatamente inserita nel complesso moderno dell'Auditorium grazie ad una variante del progetto di Renzo Piano che ha previsto la valorizzazione degli scavi e la creazione di un piccolo museo archeologico.