Comparto di Pietralata

Comparto Pietralata

Nel comparto di Pietralata, che occupa un'area di 175 ettari, è prevista la costruzione di edifici con funzioni "direzionali", in connessione con il nuovo polo ferroviario della Stazione Tiburtina.

Le aree interessate dai progetti sono quasi totalmente di proprietà privata, fatto che comporta procedure lunghe e complesse per l'accesso, rendendo difficile l'esecuzione delle ricerche archeologiche. Gli scavi hanno avuto inizio nell'autunno del 1997, con alcuni sondaggi nelle aree sul lato Sud di via dei Monti Tiburtini. Questa zona, a metà strada tra i percorsi storici della via Nomentana a nord e della Tiburtina a sud, era assai poco nota dal punto di vista archeologico.

La Villa

La campagna di scavi archeologici nel comparto di Pietralata ha avuto inizio nell'autunno del 1997 con alcuni sondaggi nelle aree sul lato Sud di via dei Monti Tiburtini.
La sommità del pianoro tufaceo si è rivelata interessata da una complessa serie di tagli e buchi di palo, forse riferibili a costruzioni lignee ed attribuibili ad età arcaica, identificabili in molti casi solo a livello di traccia. Contestualmente a questa frequentazione, o in un momento di poco successivo, l'altura è stata traforata da una serie di cunicoli, accessibili da una serie di pozzi circolari, e interpretabili come cisterna "a raccolta", destinata cioè a raccogliere l'acqua del banco per capillarità. L'abbandono della rete di cunicoli si data in età tardorepubblicana (inizi I sec. a.C.) per una parte di essi, mentre un altro gruppo rimane in uso fino alla realizzazione di una grande cisterna in muratura.

Sempre ad età tardorepubblicana si data la costruzione di una villa monumentale, posta su un terrazzamento in opera reticolata articolato su almeno due livelli; essa affacciava sull'antico fosso, nella cui vallata corre attualmente la linea ferroviaria presso la stazione Tiburtina. Il corpo principale della villa è stato completamente distrutto dal taglio della collina eseguito nell'ambito dei lavori per la realizzazione della ferrovia (anni '30). Del complesso rimangono solo una serie di ambienti (produttivi ?) conservati a livello di fondazione, e i resti di un percorso stradale di mezza costa che doveva attraversare il terrazzamento.

Per garantire l'approvvigionamento idrico del complesso edilizio, viene realizzata, intorno alla prima metà del II secolo d.C., una cisterna monumentale (m. 30 x 9), parzialmente scavata nel banco tufaceo e realizzata in cementizio (caementa in scaglie di basalto); essa è divisa internamente da una fila di 8 pilastri quadrangolari, e conservata per un'altezza media di 120 cm. dal piano di fondo.

Più o meno nella stessa epoca viene realizzata, poco distante verso Nord, quasi a fianco di via dei Monti Tiburtini, una struttura interpretata come torchio, fortemente compromessa da interventi successivi, e consistente in un ambiente coperto, un battuto pavimentale esterno ed una vasca in signinum con pulla di decantazione.
La frequentazione dell'area in epoca tardoantica è testimoniata da due sepolture infantili e da una sepoltura bisoma a fossa rivestita. Più difficile l'inquadramento cronologico e funzionale dell'esteso insieme di tagli e fosse relative alla fase di abbandono del complesso, consistenti in una serie di cave sotterranee. L'interro di abbandono delle cave è stato disturbato da una serie di tagli e fosse, che hanno restituito, fra le altre cose, una brocchetta di forum ware rinvenuta all'interno di un focolare e databile ad età altomedioevale.

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