Area Archeologica di via Cilicia

Area Archeologica di via Cilicia

La zona posta al di fuori della porta S.Sebastiano conobbe, a partire dall’età tardo antica, un totale cambiamento, laddove possibile, la trasformazione in tabernae delle strutture sepolcrali prospicienti la strada.

Già a partire dagli anni ‘50/‘60 il collegamento tra via Marco Polo e via Cilicia , in corrispondenza dell’incrocio con la via Appia Antica , non trovò una soluzione adeguata che potesse risolvere contemporaneamente il problema pratico del traffico e quello paesistico – architettonico dell’attraversamento della via Appia Antica. Lo squarcio provocato dallo sbocco della via Cilicia sulla via Appia distruggeva la configurazione di spazio interno definito che la strada romana assume nel tratto precedente correndo tra due quinte di muri mentre il ponte della linea ferroviaria Roma – Pisa produceva un effetto di sbarramento.

Negli anni ‘80, dopo aver esaminato varie proposte che prevedevano anche la possibilità del sottopasso della via Appia, l’Amministrazione Comunale di Roma scelse la soluzione di costruire un cavalcavia a doppio senso di marcia ed approvò la realizzazione del ponte progettato dall’ing. G.Musmeci. Lo scavo delle aree archeologiche lungo i due versanti della via Appia fu condotto dalla Soprintendenza Archeologica di Roma.

Il sepolcreto portato in luce in quegli anni presenta varie fasi di utilizzazione dall’età repubblicana fino all’età tardo-antica, questa lunga attività si concretizza dal punto di vista archeologico in un caotico sovrapporsi di sepolture; l’unico elemento discordante è costituito da un grande basamento evidenziato sotto la sede stradale nel tratto disattivato di via Cilicia in cui si è ipotizzato di riconoscere "elementi connessi con il tempio di Marte che sorgeva fuori di Porta Capena".

La zona posta al di fuori della porta S.Sebastiano conobbe, a partire dall’età tardo antica, un totale cambiamento che vide, laddove possibile, la trasformazione in tabernae delle strutture sepolcrali prospicienti la strada, mentre le aree più interne vennero convertite in zone di produzione artigianale e di trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli.

Tutta questa attività industriale ed edilizia, operò un innalzamento progressivo del terreno e,conseguentemente, l’asse stradale della via Appia venne a trovarsi ad una quota più bassa rispetto al piano di campagna; fu cosi necessario realizzare dei muri di contenimento dei terreni agricoli lungo i margini della strada, prevalentemente coltivati a vigneto.

Il ritrovamento di tratti di basolato nel 1948 e l’allineamento di alcuni sepolcri, ha permesso di ipotizzare il passaggio, nell’area a destra della via Appia, di un secondo asse viario antico da alcuni ritenuto un diverticolo dell’Appia, da altri invece la via Ardeatina che, uscendo dall’omonima posterla delle mura di Aureliano, si collegava con l’Appia probabilmente presso l’attuale via della Travicella.

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