Nathalie Junod Ponsard, Orizzonte Galleggiante - Arthur Duff, Rope

Opere vincitrici del Concorso Internazionale indetto nel 2010, in base alla legge 717 del 1949, per l'esecuzione di opere d'arte pensate per gli spazi del nuovo edificio del MACRO di via Nizza. Il concorso "MACRO 2%"  richiedeva che le proposte avessero come soggetto la luce.

L'opera Orizzonte Galleggiante di Nathalie Junod Ponsard e il lavoro Rope di Arthur Duff, sono le vincitrici del concorso MACRO 2%. Le due opere sono state pensate per dialogare in armonia con lo stile architettonico della nuova struttura progettata da Odile Decq e sono state collocate in due spazi di passaggio, la scala che collega l'esterno con la grande terrazza del MACRO e il vano ascensori. 

L'installazione Orizzonte Galleggiante è costituita da 22 tubi led di differenti lunghezze progressive che variano dalla misura minima di 1 metro a quella massima di 14 metri. I led accesi sono programmati per cambiare colore (dal blu cryan al rosso); ogni variazione tonale ha una durata di un secondo e mezzo e funziona automaticamente grazie ad un orologio di programmazione inserito nella "scatola elettrica" allestita vicino all'opera. Si presenta come un orizzonte luminoso composto da led colorati, che accompagna simbolicamente i visitatori nel loro percorrere la scalinata e nel loro attraversare l'architettura. Junod Ponsard interpreta questo insolito spazio come un orizzonte dalla cromia intensa e variabile, che contrappone lo slancio e i tagli arditi dell'architetto all'orizzontalità di una natura artificiale ma allo stesso tempo viva e mobile. Lo spazio concluso della scala del Museo si trasforma così in un ideale paesaggio aperto, in cui la luce varia continuamente definendo atmosfere cangianti ed equilibri mutevoli. 
L'artista descrive così la sua ricerca per Orizzonte Galleggiante: "La linea d'orizzonte scende o sale, è come un livello proposto dentro lo spazio della scalinata. Il museo offre livelli luminosi variabili che fanno perdere al visitatore i suoi riferimenti di altitudine mentre sale o scende la scalinata. Questo orizzonte si sposta come se il MACRO portasse i visitatori in un altro luogo, in un movimento verticale e luminoso che avvolge il pubblico. Il passante non sa più se sale o scende perché i campi luminosi ondeggiano, mutevoli e fluttuanti… Lo spazio della scala si reinventa continuamente, non offre alcun orientamento, ma al contrario determina una nuova dimensione del luogo… Il colore dell'orizzonte varia, ricorda il tramonto, ma anche il sole quando sale allo zenit. I colori luminosi sono complementari, determinano una potenza visiva. Il muro si sposta nella sua verticalità, lo spazio cambia. La dimensione laterale e mobile dell'opera di luce, procurando una certa instabilità, crea una decontestualizzazione del luogo".

Rope, l'opera con cui Arthur Duff, è composta da due testi realizzati con tubo al neon sagomato a vista entrambi di colore rosso. Testo 1: HERE ARE NO TIME LAPSES OF ANY KIND Testo 2: THE ACTION OF THE STORY IS CONTINUOUS. Queste due frasi misteriose costituiscono un'installazione di neon di colore rosso situata nei vani antincendio del parcheggio e si copleta con una proiezione laser sul fondo degli ascensori vetrati, visibile solo quando sono in movimento. il progetto mette in comunicazione i diversi livelli del museo, unendo il parcheggio, il foyer, il primo piano e il grande terrazzo in un'azione continua tra neon, laser e movimento, per "connettere, risolvere e far interagire dinmiche architettoniche estremamente dissonanti tra di loro". La scritta al neon  una citazione ripresa dalla prima pagina della sceneggiatura del film Rope ("Nodo alla gola") di Alfred Hitchcock, un messaggio che anticipa l'esperienza del pubblico una volta entrato negli scensori vetrati: la continuità percettiva e la dialettica tra osservatore e osservato. All'interno dell'ascensore vetrato, gli spettatori diventeranno inconsapevolmente parte dell'opera, osservando lo spazio da una posizione unica, ma allo stesso tempo essendo loro stessi osservati da chi, già all'interno del museo, leggerà una nuova scritta proiettata sul fondo degli ascensori "Cat and rat cat and rat only who is the cat and who is the rat", altra citazione del fim di Hitchcock. Il visitatore, quindi, nell'accedere al museo e nel percorrere glispazi traverso quste squenze di racconto vive attraversole luci fisse dei neon una storia la cui azione è continua e senza interruzioni e di cui il laser lo fa diventare oggetto e soggetto in una sorta di delirante e imprevedibile inseguimento tra gatto e topo.

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